Togliamoci gli elmetti
Ecco gli elmi dei vinti
e quando un colpo
ce li ha sbalzati dalla testa
non fu allora la disfatta
fu quando obbedimmo
e li mettemmo in testa.
Bertoldt Brecht
Togliamoci gli elmetti prima che un colpo fatale ce li sbalzi dalla testa. La condanna secca e senza appello dell’aggressione russa all’Ucraina si è trasformata velocemente nell’acritica accettazione della logica della guerra. Il dissenso non è tollerato perché giova al nemico. Così l’ex deputata europea Barbara Spinelli è stata additata come filoputiniana per aver scritto sul Fatto che “il disastro poteva forse essere evitato, se Stati Uniti e Ue non avessero dato costantemente prova di cecità, sordità, e di una immensa incapacità di autocritica e di memoria” ed il corrispondente della RAI Marc Innaro è stato oggetto dei fulmini del PD per aver osservato: “basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato negli ultimi trent’anni non è stata la Russia, è stata la NATO.” Ma il linciaggio mediatico più velenoso è quello effettuato contro l’ANPI ed il suo Presidente, Gianfranco Pagliarulo, reo di aver scritto – in un comunicato precedente all’invasione russa – che “l’allargamento della Nato a Est è stato vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”.
Domenico Gallo – Adista
Diario dal 3.3.2022
3 marzo
- Nawal Soufi – La prima famiglia con un bambino, è salva. Ieri notte il gruppo e’ riuscito a uscire dalla zona del filo spinato pagando 1900 dollari alle guardie di frontiera bielorusse. Non chiedetemi maggiori dettagli perché’ provo solo vergogna per come l’Europa stia alimentando i crimini di frontiera non permettendo alla gente di uscire in modo legale e non permettendo a noi di prendere queste persone a bordo delle nostre macchine e se lo facciamo rischiamo anni di carcere per favoreggiamento.
Adesso manca all’appello la seconda famiglia con due bambini. Posso dirvi che sono vivi e che hanno passato gli ultimi giorni dentro una stanza fredda, ma comunque con delle pareti, nella zona di frontiera. I militari hanno purtroppo preso di nuovo la famiglia e l’hanno accompagnata con la forza verso la frontiera polacca. Attenderemo questa notte per capire cosa di puo’ fare.
Non mandatemi donazioni che possano avere a che fare con questo pizzo di frontiera. Non vi sto chiedendo soldi!
Vi sto aggiornando sullo schifo che queste persone stanno vivendo e su come la vita di una famiglia possa valere 1900 dollari e tutto questo, solo per tornare in hotel a Minsk e non per raggiungere un Paese sicuro. - La Stampa – Accolti solo se bianchi di Francesco Moscatelli – «Urlavano “Siete spazzatura”, ci dice Marwa, marocchina, studentessa di Medicina fuggita dall’Ucraina. «Siamo fuggiti dalle bombe per finire fra le grinfie di questa gentaglia?», si chiede incredulo Ismail Elfaith, un ventiduenne del Sudan. Nella cittadina polacca da pochi giorni cuore dell’emergenza profughi, è comparso il tetro fantasma del razzismo.
- La Stampa – La vera solidarietà va oltre il colore della pelle di Karima – Le immagini di forte denuncia che grazie ai social network stanno arrivando dal confine con la Polonia, di persone africane e asiatiche che vengono respinte perché non ucraine, non bianche, sono aberranti, e confermano come purtroppo anche il sentimento di pietà non è neutrale ma può diventare anch’esso razzista e discriminatorio.
- Il Fatto Quotidiano – La guerra giusta non c’è: 9 vittime su 10 sono civili di Gino Strada – La guerra è morte, e ancora di più feriti, quattro feriti per ogni morto, dicono le statistiche. I feriti sono il “lavoro incompiuto” della guerra, coloro che la guerra ha colpito ma non è riuscita a uccidere: esseri umani che soffrono emanano dolore e disperazione.
- Il Fatto Quotidiano – “Pensiero critico: nessuno è più intollerante dei liberali” intervista a Luciano Canfora a cura di Silvia Truzzi -. Ricordiamo il bel libro di Marc Bloch, La guerra e le false notizie. E Bloch in guerra ci era andato davvero! False notizie pullularono anche all’epoca del conflitto nei Balcani. Ne abbiamo viste molte. La coniugazione televisiva tra immagini e parole è perfetta per creare falsi. Ci indigniamo a giorni alterni.
- Il manifesto – In piedi per costruire la pace di Alex Zanotelli – Perché oggi non abbiamo lo stesso coraggio di far partire una carovana che entri a Kiev per perorare la pace? Sarebbe auspicabile che i Presidenti delle Conferenze Episcopali Europee con il Segretario di Stato Mons. Parolin tentassero di entrare a Kiev sia per far cessare il fuoco che per portare le parti in conflitto a sedersi ad un tavolo per porre fine alla guerra.
- Il manifesto – Fermare la guerra. L’appello del movimento femminista russo di Resistenza femminista contro la guerra – Come cittadine russe e femministe, condanniamo questa guerra. Il femminismo come forza politica non può essere dalla parte di una guerra di aggressione e occupazione militare. Il movimento femminista in Russia lotta per i soggetti più deboli e per lo sviluppo di una società giusta con pari opportunità e prospettive, in cui non ci può essere spazio per la violenza e i conflitti militari.
Il manifesto – «Mai più guerra», Bergoglio apre la giornata del digiuno di Luca Kocci – Il punto su cui Bergoglio batte è sempre quello delle armi: «Chi fa la guerra dimentica l’umanità e si affida alla logica diabolica e perversa delle armi», ha ripetuto domenica all’Angelus. Ovvero la direzione opposta verso cui hanno deciso di muoversi Europa e Italia, con le forniture di armamenti a Kiev.
4 marzo
- il manifesto –C’è chi offre un palcoscenico a chi finanzia lager, e chi invece ascolta chi nei lager ci finisce. C’è chi invita Minniti autore del Memorandum Italia-Libia e chi David, uno dei rifugiati sopravvissuti alla detenzione nei lager libici di Andrea Bagni – In contemporanea all’incontro di vescovi e sindaci di Firenze, Mediterranea Saving Humans organizzava con Luca Casarini un incontro che dava la parola a uno dei rifugiati sopravvissuti alla detenzione nei lager libici. In sala, nel cuore e nell’anima, c’è la tristezza di questo tempo ancora di guerra, l’angoscia di fronte alla geopolitica del potere, dove l’antico imperialismo segnala che il secolo passato non è per niente breve. Parla David, un ricercato. E il suo racconto fa venire i brividi. Forse dice cose che chi voleva sapere già sapeva. Ma le storie, le vite raccontate, sono un’altra cosa. È questione di esistenza, di umanità, quindi davvero di politica. È la vita di qualcuno che ha un nome e una vita da raccontare. Pacatamente ti spiega che con i soldi delle nostre tasse si finanziano quei lager, quelle torture, le bande armate chiamate guardia costiera.
5 marzo
- Le Monde – La guerra in Ucraina obbliga l’Europa a cambiare prospettiva sull’asilo. Il vasto slancio di solidarietà suscitato dal dramma ucraino non deve far dimenticare le gravi violazioni della Polonia e dell’Ungheria che chiudendo le loro frontiere ad afghani e siriani, hanno mostrato un pregiudizio razzista e antimusulmano.
- La Croix – Rifugiati “come noi”, migranti “diversi” di Isabelle de Gaulmyn – La disponibilità all’accoglienza dei rifugiati ucraini è toccante, ma lascia anche un sapore amaro, per tutte quelle porte rimaste chiuse ai richiedenti asilo africani, siriani, afghani.
- Chiesadituttichiesadeipoveri – Il tripudio delle industrie delle armi di Jonathan Ng Truthout- Il conflitto in Ucraina, ansiosamente atteso, rappresenta una nuova grande opportunità. L’incessante lavoro dei lobbisti degli armamenti. E il valore delle azioni dei produttori di armi è salito alle stelle.
6 marzo
- il manifesto – La mediazione in guerra non passa attraverso la Nato di Gaetano Azzariti – L’art. 11 non prescrive solo il ripudio della guerra offensiva ma indica 1e organizzazioni internazionali come soggetti deputati a perseguire con ogni mezzo la pace. Nel dibattito parlamentare sulla guerra in Ucraina. la Costituzione è stata rimossa. Sono note le enormi difficoltà in cui si trova ad operare oggi l’Onu. Ma, nel rispetto del principio pacifista della nostra Costituzione, ci si può arrendere e piegare alle logiche di potenza che stanno prevalendo, alla cultura del riarmo come strumento di difesa? Ma veramente si pensa di poter fermare l’esercito di Putin contrapponendogli le vittime civili e armando agli aggrediti?
- Manifesto Un ponte di corpi – al confine bosniaco croato per richiedere l’apertura delle frontiere e dare passaggi sicuri alle persone in transito. Un’azione per gridare contro le violenze e i respingimenti di cui sono vittime ogni giorno dinne e uomini della rotta balcanica. “Con il nostro corpo di donne su un confine di morte vigliamo dire che il migrante è portatore di vita”, Come da previsione, la polizia di frontiera bosniaca ha fatto di tutto per non farci entrare in Bosnia con medicine e bende che sarebbero servite per le persone che tentano il Game. Oggi in diverse città d’Italia presidi contro l’uso violento dei confini da parte dell’UE e contro la sua politica bellicista nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina, organizzati da Un ponte di corpi.
- Il manifesto – Censure e autocensure. I segreti di guerra di Vincenzo Vita – Uno dei tratti costitutivi delle strategie di guerra è il segreto. Non far sapere ciò che accade davvero permette di agire senza alcun controllo dell’opinione pubblica. Costruire muri di opacità è un pezzo del mosaico degli orrori. Proprio per questo i grandi apparati occidentali, dove la libertà di informare ed essere informati pare una conquista acquisita, avrebbero il compito di rompere il patto del segreto.
7 marzo
- La Stampa – Ius scholae le vite sospese di Flavia Amabile -una speranza per gli italiani senza cittadinanza: lo ius scholae per legare il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri al percorso scolastico. I requisiti necessari prevedono l’arrivo entro il 12esimo anno d’età e aver frequentato almeno cinque anni di scuola, oppure uno o più cicli scolastici. È l’ultimo dei tentativi per eliminare gli ostacoli per figli di genitori stranieri e per stranieri che non hanno ancora la cittadinanza nonostante abbiano frequentato le scuole in Italia.
- Redattore Sociale – Le donne dalla guerra alla pace. Dall’Afghanistan all’Ucraina, sono loro a pagare di più, sulle donne ricade il costo economico e sociale delle guerre.
Rete Pace e Disarmo: l’Italia partecipa al ponte aereo militare. “Fonti di stampa hanno dato notizia che due C-130J ‘Hercules’ dell’Aeronautica militare italiana sono partiti nei giorni scorsi dall’aeroporto di Pisa diretti allo scalo polacco di Rzeszow/Jasionka, a un centinaio di chilometri dalla frontiera ucraina. Le ong chiedono trasparenza al Governo. - Mosaico di pace – Invece delle armi di Tonio Dell’Olio – Boicottaggio, sabotaggio, solidarietà internazionale, dissenso interno allo Stato aggressore, disobbedienza civile, non collaborazione, presenze internazionali autorevoli nei luoghi di guerra, corpi di interposizione, forza di polizia internazionale indipendente a presidio dei confini e a protezione della popolazione, e poi ancora dialogo, dialogo e dialogo.
- Agenzia ONU per i rifugiati – profughi dall’Ucraina: 1.800.000 di rifugiati in una settimana.
8 marzo
- 8 marzo Articolo 21 – il dolore delle madri in fuga – il mio pensiero va a tutte le donne rifugiate costrette a lasciare le proprie case e fuggire dalle guerre con i propri figli. Succede in Ucraina che è sulle nostre prime pagine, ma succede anche in Africa, in Medio Oriente, in Afghanistan e in tante aree dimenticate del pianeta. Le guerre portano solo dolore e non ci sono guerre più importanti delle altre. La pace su questo pianeta si costruisce tutti insieme e che se facciamo finta di ignorare le ingiustizie e le disuguaglianze che accadono ad altre latitudini prima o poi il conto ci verrà presentato.
- Il manifesto – La pace deve combattere la guerra prima che scoppi di Luciana Castellina – Non più armi dentro un conflitto già armato, ma cervello, mediazione e capacità di imporre la trattativa. Se i nostri governanti e i loro menestrelli, invece di mettersi l’elmetto e intonare inni patriottici per decantare i “valori occidentali”; se invece dell’irresponsabile decisione di mandare armi ai ragazzi ukraini, sapendo bene che non potranno vincere i carri armati russi ma solo offrirsi come vittime di un terrificante bagno di sangue; se invece ragionassero su come si può esser più efficaci nel perseguire un compromesso decente, sarebbe ancora possibile impedire che tutto degeneri in una guerra mondiale, combattuta nel territorio più affollato di centrali nucleari.
9 marzo
- Avvenire – Tragedia in mare, 50 morti. Un altro naufragio fantasma di cui non si è saputo nulla. Cinquanta persone scomparse nel nulla del Mediterraneo, in fuga dalla Libia. Oltre dieci corpi sono stati trovati sulle coste libiche. Il regime europeo dei confini uccide ancora le persone migranti. Non si hanno più notizie di un’altra imbarcazione con sessanta migranti partita dalla Tunisia. La nave Geo Barents prosegue la sua missione di soccorso con a bordo 111 migranti salvati in due interventi. Aspetta di conoscere un porto sicuro per l’approdo. Lo stesso per un’altra nave, un mercantile portacontainer, con 26 persone salvate che hanno bisogno di uno sbarco immediato. Malta e Italia stanno attuando tattiche punitive contro le navi che rispettano il diritto internazionale e marittimo rifiutando di abbandonare le persone in mare. Queste tattiche hanno lo scopo di scoraggiare qualsiasi tipo di salvataggio in mare e hanno l’effetto diretto di facilitare sia i respingimenti in Libia che i naufragi. C’è una “doppia Europa” in tema di rifugiati.