Condividiamo l’appello de IL SALTO – Network euro-mediterraneo di informazione indipendente e piattaforma per il giornalismo cooperativo (www.ilsalto.net)
Sono tempi bui questi in cui le Ong sospendono i salvataggi, mentre l’Italia e l’Europa riescono – pian piano – a ripristinare i respingimenti in Libia. Sono tempi bui e inumani questi in cui si rispediscono centinaia di migliaia di vite verso un paese in cui alcun diritto umano è garantito. E si legittima la discriminazione, si colpevolizza l’accoglienza, si mette in discussione la libertà di movimento, si chiama responsabile la politica più irresponsabile degli ultimi decenni.
Perciò, non sorprende troppo che – in tempi bui come questi – il modello Riace sia in pericolo. Dopo 16 anni di attività e quasi venti di storia, il progetto Riace viene oggi messo in pericolo. E sono proprio le trovate geniali e innovative – i bonus e le borse lavoro – che rischiano di costare caro al paese dell’accoglienza. Se queste pratiche non verranno riconosciute e non verrà riconosciuto il sostegno finanziario relativo ad esse, di fatto si sancirà la fine e la chiusura del progetto. Il sindaco Domenico Lucano, infatti, è ancora in attesa di conoscere l’esito di due visite ispettive della Prefettura di Reggio Calabria che, nonostante le richieste formali, non sono mai arrivate.
Quello di Riace è un progetto raccontato in mille forme e lingue, citato a piè sospinto come “modello di integrazione“, “ripresa economica” e rinascita del territorio per la Locride e per il Sud. Un modello copiato in tutta Italia, preso ad esempio in tutta Europa.
Affinché venga ristabilita la priorità umana nei confronti della burocrazia e il progetto Riace abbia il futuro che merita, abbiamo scritto e sottoscritto un appello.
Chiediamo al Governo Italiano e, quindi, al Ministero dell’Interno e alla Prefettura di Reggio Calabria di volere confermare il sostegno finanziario fornito all’esperienza di Riace, anche con riferimento alle pratiche dei bonus e delle borse lavoro, senza le quali, gran parte di questa esperienza è destinata a disperdersi.
Segue, l’Appello #iostoconRiace:
Al Governo Italiano/ Ministero dell’Interno e la Prefettura di Reggio Calabria.
L’anno 2017 non verrà ricordato solo come un anno dove il meteo ha toccato temperature massime, sarà ricordato (dalle tante persone, associazioni, cooperative ecc che hanno potuto conoscere in questi anni l’esperienza di Riace), anche come un anno di passaggio importante per la possibile continuità del progetto di accoglienza.
Un progetto nato nel 2001 quando ancora non si chiamava Sprar, ma Pna (Piano Nazionale Asilo).
In questi sedici anni Riace ha saputo uscire dall’isolamento storico di un territorio particolare come la Locride e imporsi sul piano nazionale e ultimamente internazionale diventando un vero punto di riferimento sull’accoglienza migranti.
La formula adottata è stata semplice e geniale allo stesso tempo: trasformare in positivo quello che per altri viene vissuto come un problema. Un borgo che si stava spopolando rinato grazie alla presenza dei migranti che hanno riportato vita. Scuole e servizi mantenuti aperti, attivi, grazie ai tanti bambini presenti. Una piccola economia che riprende slancio.
Per fare questo sono state utilizzate formule innovative che per sedici anni sono rientrate nelle caratteristiche del progetto e anzi, sono diventate un modello: i “bonus” e le borse lavoro.
I bonus – uno strumento locale per consentire ai migranti di usufruire di un potere di acquisto (fra gli esercenti che hanno accettato questo sistema sulla fiducia), per una dignità di scelta e autonomia e supplire così gli storici ritardi dei contributi pubblici.
Le borse lavoro hanno consentito di riavviare un tessuto economico e dare una risposta lavorativa a quelle famiglie di richiedenti asilo che intendevano fermarsi a Riace, costruire un futuro e un radicamento. Le botteghe artigianali del paese (ceramica, ricamo, vetro, tessitura ecce cc), sono state una risposta forte che ha permesso la coesione sociale.
Due elementi fondamentali per il progetto Riace che ora (dopo sedici anni di attività) sembra messo in discussione e se il suo azzeramento verrà confermato di fatto sancirà la fine e la chiusura del progetto stesso.
Progetto, vogliamo ricordarlo che è stato da stimolo per tutti i progetti nati in seguito nella Locride e in Calabria, progetto che è diventato modello e copiato in tutta Italia.
Progetto che ha sempre risposto di Sì, alle telefonate di emergenza umanitaria della Prefettura, dove richiedevano posti di accoglienza – Qui e Ora – senza attendere carte, timbri, assegnazione…
La Rete dei Comuni Solidali fin da subito è stata a fianco del sindaco di Riace veicolando in ogni dove e con ogni mezzo il progetto “pilota” di accoglienza.
Molte le iniziative organizzate fra queste il Riaceinfestival per raccontare anche sul piano della comunicazione e della cultura la trasformazione avvenuta.
Innumerevoli i premi i riconoscimenti.
La rivoluzione che Domenico Lucano e tutti gli operatori e i riacesi che ci hanno creduto sono riusciti a portare nel piccolo paese ha una valenza enorme non solo per tutta la Calabria ma per tutta l’Italia.
Non è solo un esperimento da far conoscere e moltiplicare ma una vera speranza in questa estate 2017 dove il lavoro delle Ong viene messo in discussione e dove “l’inumano” (come scrive Marco Revelli) rischia di diventare il nostro pane quotidiano, affinché: “L’Altro sia ridotto a Cosa, indifferente, sacrificabile, o semplicemente ignorabile. Che la vita dell’altro sia destituita di valore primario e ridotta a oggetto di calcolo”.
Chiediamo dunque che venga ristabilita la priorità umana nei confronti della burocrazia
Il progetto Riace merita un futuro non solo per la comunità riacese ma per tutti noi.
Ci sono strane ombre che si addensano sul progetto Riace, che non è un semplice progetto SPRAR o CAS. Chiediamo che le ispezioni e le visite di monitoraggio vengano svolte in maniera obiettiva e serena per meglio comprendere il lavoro degli operatori. Il Sindaco è in attesa da diverso tempo di conoscere l’esito di due visite ispettive della Prefettura di Reggio Calabria che nonostante le richieste formali non sono mai arrivate.
Chiediamo, infine, al Governo Italiano e, per esso, il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Reggio Calabria di volere confermare il sostegno finanziario fornito all’esperienza di Riace, anche con riferimento alle pratiche dei bonus e delle borse lavoro, senza delle quali gran parte di quell’esperienza è destinata a disperdersi in breve tempo.
Primi firmatari:
Alex Zanotelli missionario comboniano, Napoli
don Luigi Ciotti – Libera e Gruppo Abele – Roma e Torino
Don Carlo D’Antoni, parrocchia Bosco Minniti, Siracusa Don Rito Alvarez, parrocchia Gianchette, Ventimiglia
Don Alessandro Santoro, le Piagge, Firenze
Don Pino De Masi, referente Libera, Piana di Gioia Tauro
Giuseppe Lavorato, già sindaco di Rosarno
Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi (Rc)
Ilario Ammendolia, già sindaco di Caulonia
Bengasi Battista, presidente Associazione Comuni Virtuosi
Giovanni Maiolo, Chiara Sasso, Renzo Sola, Enrico Tavan, Silvia Testa, coordin nazion Re.Co.Sol
Emilio Sirianni, magistrato, Catanzaro
Lorenzo Trucco, presidente Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione
Gianfranco Schiavone, Ics – Trieste
Domenico Finiguerra, Salviamo il Paesaggio, Consigliere Abbiategrasso
Alfonso Di Stefano, Rete Antirazzista catanese Catania
Livio Pepino, già magistrato e direttore Edizioni Gruppo Abele
Tiziana Barillà, giornalista, Il Salto
Per adesioni scrivere qui: iostoconriace@gmail.com nome, cognome, professione (o appartenenza associazione), città
Il modello Riace è in pericolo. Il Salto sta con Riace e firma l’appello