I diari della settimana In primo piano

DIARIO DELLA SETTIMANA DAL 21 APRILE

Gli immigrati. Il futuro che arriva.

Trent’anni fa, il 25 aprile, la morte di padre Ernesto Balducci. Il suo pensiero ancora oggi ci indica che l’unica strada per la sopravvivenza umana è la coscienza dell’interconnessione tra tutti e tutto.
Gli immigrati. Il futuro che arriva. La specie umana ha sempre conosciuto gli spostamenti di popolazioni intere alla ricerca di nuovi spazi vitali in forza del principio che ha sempre guidato l’evoluzione, quello della sopravvivenza. Ma oggi quegli spostamenti sono i riflessi di uno squilibrio globale che ha le manifestazioni più vistose nella crescente sproporzione demografica tra Nord e Sud del pianeta connessa alla sproporzione economica……. Globalmente il Sud invece di progredire è regredito. I responsabili di questa regressione sono i paesi ricchi, la cui economia si nutre di quel dissesto e lo produce. Se molti arrivano dal Sud per fuggire a un destino di oppressione e di morte perché meravigliarci? Per mettere un argine alla valanga umana di cui conosciamo solo le prime avvisaglie, a poco servono le misure di polizia. Occorrerebbe fermarla alle origini instaurando un nuovo ordine economico. Ma niente contrasta di più con il liberismo economico trionfante. Si potrebbe dire, dunque, che gli immigrati sono qui con pieno diritto perché altro non fanno che chiederci conto della refurtiva. Ma il diritto degli immigrati non è soltanto di ordine morale. La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ci fa obbligo di considerare ogni abitante del pianeta come un soggetto di diritti in forza dei quali, ad esempio, nessuno uomo è veramente straniero in nessuna parte della terra…… Le cosiddette nazioni democratiche, invece di concordare norme restrittive di tipo poliziesco, dovrebbero studiare convenzioni adatte ad un pratico rispetto dei diritti dell’uomo………. L’insediamento degli immigrati tra di noi è una grandiosa occasione per avviare una civiltà veramente planetaria, il cui principio sia la diversità nell’uguaglianza e l’uguaglianza nella diversità. (in CUAMM notizie, maggio-agosto 1990)

Diario dal 21 aprile

21 aprile

  • Nigrizia/aprile – Unione europea e Senegal / Proposta di esternalizzazione delle frontiere – Le guardie di Frontex a “casa loro” – L’obiettivo è intervenire direttamente sugli itinerari percorsi dai migranti. Sarebbe una prima assoluta sul territorio sovrano di uno stato africano. «L’Ue sta proponendo di inviare guardie e droni di Frontex in Senegal mascherandola come “cooperazione”, invece di inquadrarla per quella che è: una nuova e più stretta strategia per il contenimento delle migrazioni, il rimpatrio forzato e l’esternalizzazione delle frontiere basato su uno squilibrio di potere e sul blocco dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo», scrive l’Euro-Med Human rights monitor.
  • Domani – «Il pacifismo è un’accusa? Ben venga, sono quelli che alimentano la rassegnazione e l’industria delle armi» intervista a Luigi Ciotti – «Un popolo che viene umiliato ha diritto a difendersi. Ma ora parli la diplomazia, parli l’Europa e l’Onu, la vittoria della guerra per ora sta in mano a chi produce armi». «Siamo mobilitati per gli ucraini, ma non dimentichiamo gli altri profughi, quelli con altri colori di pelle»
  • Il Fatto Quotidiano – È possibile voltare pagina di Tomaso Montanari – L’aggressione di Putin all’Ucraina è un atto deliberatamente mostruoso, senza giustificazioni possibili. Ma nella sua genesi, le potenze occidentali hanno una grande responsabilità oggettiva: concependo un mondo in cui l’unica potenza globale sarebbero stati gli Stati Uniti e dunque allargando la Nato fino ai confini della Russia, esse hanno preparato la guerra dicendo di voler con ciò assicurare la pace. E’ sempre possibile cambiare tutto: purché ciascuno faccia la sua parte fino in fondo, compromettendo se stesso senza riserve.
  • Il Fatto Quotidiano – La Nato sogna un mondo senza Russia: è una follia di Raniero La Valle – L’affondamento della Moskva, la nave russa ammiraglia del Mar Nero, ha rivelato la verità di questa guerra, che è quella di una guerra tra la Russia e la Nato (cioè l’America e l’Occidente). Della Nato infatti sono gli armamenti, le strategie, la gestione.Si è visto in questi giorni, anche su grandi giornali, che molti altri la vorrebbero così, e non solo per liberarsi di Francesco, così caparbio col Vangelo da non farsi arruolare dal partito dello scarto, ma del papato stesso che si mette di traverso a disturbare le guerre e i potenti, mentre “coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono”. (Marco 10, 42)

22 aprile

  • La Stampa – “Aiutare le vittime e fermare il carnefice ma la guerra non si supera con la guerra” intervista a Matteo Maria Zuppi – «Occorre rendersi conto che “lo schema cainista della guerra”, come lo chiama papa Francesco, può essere battuto solo con l’arte del dialogo, sconfiggendo i nazionalismi. È sparita la consapevolezza di due guerre mondiali. Dobbiamo investire sulla possibilità di avere organismi internazionali capaci di coinvolgere tutti gli attori necessari alla pace, per avere cura dell’unica “casa comune”».

23 aprile

  • Avvenire. la brutta storia dell’accoglienza differenziata di Maurizio Ambrosini – . Dopo il Regno Unito, anche la Danimarca ha annunciato di voler sottoscrivere un accordo con il Ruanda per decentrare laggiù i propri obblighi di protezione dei rifugiati. E suona come un campanello d’allarme la notizia dell’accordo che l’Unione Europea sta negoziando con il Senegal, che conferma l’obiettivo politico di sigillare le frontiere nei confronti dell’immigrazione indesiderata, compresa quella umanitaria

24 aprile

  • Domani – Il fisico Rovelli: «Addio alle armi, gli scienziati sanno come si fa» – «Fu Einstein, nel 1955, in piena Guerra fredda, a promuovere assieme al filosofo-matematico Bertrand Russell la dichiarazione sul disarmo che porta i loro due nomi». «L’umanità dovrebbe affrontare problemi molto seri: il clima, le pandemie, la povertà estrema. Ma costa troppo. Come troviamo i soldi? La parola chiave è sempre la stessa: collaborando. Mettiamoci d’accordo e diminuiamo del 2 per cento all’anno le spese militari»
  • Avvenire – Una promessa da mantenere di Marco Tarquinio – 25 aprile. Festa preziosa e benedetta. Una promessa di Liberazione da ogni potere oscuro e ingiusto. E dalla guerra. Ideali scolpiti in Costituzione e diventati così abituali che si rischia di darli per scontati. A questa promessa con coraggio e lucidità dobbiamo restare fedeli, per contagiare l’Europa e il mondo. L’articolo 11 della nostra Carta, col suo «ripudio» definitivo, morale e giuridico, della violenza bellica, ha cominciato a scriversi quel giorno, con il sangue versato dai resistenti e da ogni altra vittima, italiana e no, dell’immane macello al quale l’Italia aveva in principio partecipato – ricordiamoci anche questo – come Stato aggressore.
  • Domani – La Resistenza italiana è stata una lotta per la libertà non per fermare l’invasore di Nadia Urbinati – Un movimento di liberazione, una lotta politica di fondazione di un nuovo ordine, spesso identificato con la democrazia. Scriveva Enzo Enriques Agnoletti nella prefazione alle Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (Einaudi 1952): in Italia «non c’era stato un nemico entrato a forza». Da noi era quindi mancato «l’odio per lo straniero invasore». «la Resistenza non è stata un resistere, un tener duro, una volontà di non cedere… Seguitiamo a chiamare Resistenza il movimento di liberazione in Italia, ma non dimentichiamo mai che non è stata una resistenza, ma è stato un attacco, una iniziativa, una innovazione ideale, non un tentativo di conservare qualche cosa. Il dato fondamentale non è la lotta contro lo straniero, è la lotta contro il fascismo”. Una guerra di liberazione, una lotta politica di fondazione di un nuovo ordine per conquistare libertà e giustizia.

25 aprile

  • Don Ciotti: “La resistenza oggi è per la giustizia sociale e ambientale” – “Il processo di Liberazione non è ancora terminato. La resistenza oggi è per la giustizia sociale, per la giustizia ambientale, per l’affermazione dei diritti, per far vivere la nostra Costituzione che in parte è stata tradita” e sulla guerra: “ sono i produttori di armi che vogliono le guerre”
  • Liliana Segre: “Resistere è necessario” – “La festa del 25 aprile come sempre parla anche al nostro presente, che parla di guerra, dove una potenza aggredisce e sanguinosamente distrugge un paese sovrano nel cuore dell’Europa. Ma un presente segnato ancora anche dalla pandemia, con i suoi costi umani e sociali. Il 25 aprile ci ricorda che resistere è necessario, è un dovere. Ieri come oggi. Ovunque la giustizia, la dignità, la vita stessa vengono calpestate, umiliate, distrutte”
  • Marco Revelli – La Stampa – Le tante Resistenze – Resistenze: non solo guerra partigiana, ma anche popolazioni montane in lotta per la sopravvivenza, donne in lutto per i mariti morti nelle guerre del fascismo, aiuto ai partigiani e soccorso agli ebrei, e poi costruzione di forme civili di comunità operosa. Il 25 aprile: occasione per ribadire la condanna della guerra e fare i conti con il volto minaccioso e violente del nazionalismo ancora presente.
  • Tomaso Montanari – Volere la luna – il 25 aprile non è la festa del nazionalismo armato – Bandiera della pace alla finestra: resistiamo così all’anti-antifascismo – La Resistenza è stata tutto il contrario del nazionalismo. Nel 1940 Piero Calamandrei scriveva che i suoi compatrioti erano i francesi che lottavano contro l’Italia fascista. In questo 25 aprile i miei compatrioti sono i costruttori di pace, i miei stranieri coloro che affidano il futuro alle armi.
  • Maurizio Landini: “Non soldi per armi, ma per sanità e lavoro” – “Fermare la guerra in Ucraina e avviare dei negoziati. Non sono d’accordo che la risposta alla guerra voluta da Putin sia quello di riarmare tutto il mondo, la risposta non può essere spendere più soldi in armi, ma dobbiamo spendere più soldi in sanità e lavoro. Noi abbiamo bisogno di assumere più forza per fermare la follia armata di Putin che sta giocando sulla pelle di tutti un riequilibrio dei rapporti geopolitici”.

26 aprile

  • Avvenire – Naufragi e maxi-soccorso nel Mediterraneo – Una motovedetta libica ancora una volta ha interferito con i soccorsi creando panico e intralciandoli. Nel Mediterraneo continuano i tentativi di fuga da guerre e miseria, nel silenzio generale. Quasi 600 persone soccorse, 17 morti e almeno 12 dispersi nelle ultime 24 ore: è il drammatico bilancio della migrazione “silenziosa” che si consuma ogni giorno nel Mediterraneo.
  • Avvenire – I cittadini dell’Isola delle Speranze Rubate di Mauro Armanino – Morti per naufragio nel Mediterraneo: 23.900, dal 2014 ad oggi. Il sito del progetto Missing Migrants aggiorna in tempo reale luoghi, cifre e modalità dell’acquisizione della cittadinanza nell’Isola delle Speranze Rubate, formata dalle politiche dell’esclusione perpetrate da anni di (s)governo delle mobilità criminalizzate.
  • Avvenire – Per le spese militari nel mondo un’inquietante crescita senza fine – Nel 2021 le potenze mondiali hanno dilapidato in armi 2.113 miliardi di dollari, il 2,2% della ricchezza globale. Usa e Cina sono avvitate in una corsa senza sosta e pesano per oltre metà del bilancio planetario. Seguono India, Gran Bretagna e Russia. Anziché cooperare, gli europei tendono a concorrere e così spendono di più. Preoccupa la tendenza in Africa.
    Gazzetta di Modena – don Mattia Ferrari, dopo aver partecipato a diverse azioni di soccorso nel Mediterraneo sulla nave della ong Mediterranea Saving Humans, rivela: “io minacciato dalla mafia libica”.

27 aprile

  • Avvenire – Canarie – Si rovescia barcone carico di profughi: almeno 24 dispersi tra cui 12 donne e 7 bambini.
  • Volere la luna – Riace riparte di Mimmo Rizzuti – Riparte l’accoglienza targata “modello Riace” con i profughi di una guerra altrettanto brutale di quella che sta barbaramente straziando l’Ucraina. Quella dell’Afghanistan che si è conclusa con la riconsegna di un Paese martoriato alla ferocia dei tagliagole talebani, particolarmente efferata con l’etnia Hazara di quel grande Paese. È arrivata in questi giorni, la prima famiglia che si unisce ai profughi di tante diverse provenienze ed etnie rimasti a Riace.